Cenni storici
Si può dire che la storia antica di Santa Vittoria d’Alba sia tutta racchiusa in una preziosa vetrinetta della Sala Consiliare del palazzo civico; negli anni cinquanta infatti, l’allora Segretario comunale, Cav. Mario Rosati, appassionato studioso di storia locale, aveva raccolto numerosi reperti, rinvenuti in loco.
Questi coprono un ampio spazio di arco temporale, che si spinge fino alla preistoria: il pezzo più antico è un’ ascia in pietra del neolitico.
Se scarsi sono gli elementi a dimostrare che il nostro territorio era abitato fin dalla preistoria, ben più consistenti sono le prove che dimostrano sua importanza nel periodo romano, per la sua vicinanza con Alba e tanto più con l’antica Pollentia (l’attuale Pollenzo).
Quest’ultima era legata a Santa Vittoria per le pregiate terrecotte che qui si fabbricavano (Anforianum); la sua posizione strategica di controllo sulla pianura sottostante, all’incrocio di importanti vie di comunicazione alternative da e verso Asti, la colloca tra i più importanti siti del tempo, teatro di importanti avvenimenti le cui vestigia ancora affiorano dal piano di campagna (Turriglio - San Cristoforo - Sant’Ambrogio). Alcuni scavi occasionali effettuati nelle vicinanze di queste “stratae” hanno portato alla luce diverse sepolture ad inumazione ed incinerazione.
Incerta è l’origine del nome: la versione più accreditata pare sia quella che vuole il colle dedicato ad una non meglio precisata “victoria” romana, toponimo che avrebbe poi assunto il prefisso “sancta” nel periodo di espansione cristiana.
La presenza in loco di due antiche chiese dedicate alla “Beatae Victoriae in silva e S. Victoriae in platea”, ora scomparse, dimostra quanto fosse radicata la devozione e la venerazione per la santa di origine sabina, che porta questo nome, martirizzata nel 253 d.C.; la questione rimane ampiamente aperta e degna di ulteriori studi ed approfondimenti.
Documenti di epoca alto-medioevale riportano l’esistenza di un modesto insediamento ai margini della piana tra il “rivus Pontrisellum“ ed il torrente Melléa, identificato da un “castelletum” ed una chiesa dedicata a San Martino.
Nei secoli a seguire Santa Vittoria inizia, insieme alla vicina Pollenzo, una lenta decadenza, per riaffermarsi intorno all’anno Mille che la vede oggetto di disputa tra l’abate di Breme ed il Vescovo di Asti.
La rocca viene munita di un “castrum”, conteso tra i comuni di Alba e di Asti, con estenuanti guerre che determinano l’abbandono del vecchio sito dell’ Anforiano per una più sicura sistemazione in “villa”, al riparo del castello.
Dopo la caduta del dominio angioino, Santa Vittoria resta in potere della casata dei Visconti, che ne fanno un caposaldo del loro dominio inglobando possedimenti di Pollenzo, Bra e Pocapaglia.
Il finire del 1300 vede il capitano visconteo Antonio Porro inutilmente assediato dalle truppe degli Acaia; queste azioni militari si protraggono per diversi anni, finchè nel 1433 il feudo di Santa Vittoria viene assegnato ai Romagnano. Trecento anni dopo, passa a Luigi Caissotti, marchese di Verduno, nonostante la lunga vertenza intentata dai Romagnano. Reclamato anche dalla casa sabauda, il feudo viene devoluto a questa nel 1753 e assegnato al duca del Chiablese, da cui le proprietà passeranno direttamente al regio patrimonio.